giovedì 24 agosto 2017

Intervista di Luca Bagatin alla studiosa Maddalena Celano a proposito di Cuba, del socialismo e dei movimenti di rivendicazione femminile in America Latina

Maddalena Celano, fotografa, laureata in filosofia all'Università degli Studi Roma Tre e dottoranda di ricerca presso l'Università Tor Vergata di Roma, è una studiosa di bolivarismo latinoamericano e della condizione femminile a Cuba e già un anno fa circa la intervistai proprio su questo.
Oggi, appena tornata dall'Isola Caraibica per un viaggio di studi, mi appresto ad intervistarla nuovamente al fine di raccontarci gli sviluppi di Cuba e dei suoi studi in merito.

Luca Bagatin: E' la seconda volta che sei stata a Cuba. La prima volta fu nel 2011. Come è cambiata l'Isola da allora ?
Maddalena Celano: Innanzi tutto ho notato che la presenza dei turisti "di lusso" è triplicata.
Il fatto che il turismo sia il principale promotore dell'attrattiva di capitale straniero nell’Isola corrisponde senza dubbio a proiezioni favorevoli in tale settore, i cui contributi all'economia cubana ammontano a oltre tremila milioni di dollari nel 2016.
Certamente tale tipo di economia ha generato una nuova borghesia. Dei nuovi ricchi autoctoni che hanno facile accesso a monete forti quali dollaro, euro e sterlina. Oggi è sempre più frequente scorgere numerosi cubani in ristoranti, discoteche e locali lussuosi che, sino a pochi anni fa, erano riservati solo ai turisti. Con mia immensa sorpresa ho addirittura constatato che in alcuni locali, anche piuttosto costosi soprattutto per il reddito medio dei cubani, il numero degli autoctoni può persino superare il numero dei turisti ! Cosa inconsueta e sorprendente in un Paese che si continua a percepire come “povero” o “bisognoso”. La borghesia autoctona ha delle caratteristiche piuttosto insolite e peculiari. E' stranamente più ermetica e introversa del resto della popolazione. E' una borghesia piuttosto sciovinista, che preferisce dialogare con il proprio simile autoctono piuttosto che con lo straniero. Caratteristica piuttosto anomala in un popolo colto, curioso e intellettualmente molto vivace e creativo come quello cubano.
Luca Bagatin: Che cosa ti ha colpito di più di Cuba ?
Maddalena Celano: Mi ha colpito molto il fenomeno della santeria, ovvero quel particolare culto religioso facilmente individuabile dall'abbigliamento originale ed inequivocabile dei loro cosiddetti "ministri di culto", ovvero signori o signore vestiti di bianco con perline colorate al collo.
La santera afro-cubana è una religione portata a Cuba dagli schiavi di Yorubaland, località della Nigeria nel corso del XIX secolo.

Luca Bagatin: Che cosa caratterizza la santeria ?
Maddalena Celano La religione afro-cubana è caratterizzata dalla venerazione delle divinità Oricha, da stati di trance ed elaborate tecniche di divinazione. Attualmente la santeria è sempre più diffusa anche tra i bianchi e non è per niente difficile incontrare, per strada, anche santere o santeri bianchi. Perciò il culto, in origine afro-cubano, attualmente è sempre più un fenomeno nazionale e trasversale.

Luca Bagatin: Parliamo ora di Cuba e socialismo. Il socialismo, a Cuba, ha trionfato oppure è stato un vero fallimento come dicono alcuni? Come è cambiato il socialismo cubano dai tempi della Rivoluzione castrista ad oggi ?
Maddalena Celano: L'aggiornamento del modello economico cubano - dal 2011 ad oggi - solleva critiche e controversie. Per alcuni Cuba avrebbe abbandonato la strada del socialismo. In realtà, Cuba, lungi dal rinunciare al suo modello di società, conserva le sue conquiste e perfeziona il proprio progetto originario. Alcuni ritengono che questo sia un ritorno al capitalismo, a causa dell'introduzione di alcuni elementi di mercato nell'economia nazionale. L'obiettivo di Cuba è ad ogni modo quello di perfezionare il sistema al fine di preservare i risultati sociali ottenuti sino ad oggi. Per poter fare ciò Cuba deve affrontare due grandi sfide: le risorse naturali molto limitate e le sanzioni imposte dagli Stati Uniti dal 1960, le quali costituiscono il principale ostacolo allo sviluppo nazionale. A ciò si aggiunge il fenomeno dell'eccessiva burocratizzazione statale e quello della corruzione. Il nuovo modello economico introduce meccanismi di mercato, ma continua a basarsi sulla "pianificazione socialista" a tutti i livelli e l'impresa statale socialista rimane la forma principale dell'economia nazionale. Tuttavia il Paese è aperto agli investimenti stranieri attraverso joint venture, in cui lo Stato cubano conserva sempre la maggioranza di almeno il 51%. Tale modello di gestione economica promuove anche le cooperative, le piccole aziende agricole, i fruttivendoli ed i lavoratori autonomi in tutti i settori produttivi, al fine di ridurre il ruolo dello Stato in settori economici non strategici. Le cooperative statali strutturalmente carenti e non redditizie saranno liquidate o possono essere trasformate o adottare una forma giuridica non statale. Allo stesso modo, lo Stato non sovvenzionerà le perdite. D'altra parte le società beneficiarie possono investire i profitti per svilupparsi, aumentare i salari dei lavoratori nei limiti stabiliti dalla legislazione o assumere nuovi lavoratori. Hanno così piena libertà in termini di gestione delle risorse umane. L'aumento delle cooperative dimostra la volontà cubana di approfondire lo sviluppo socialista dell'economia in tutti i settori, con proprietà collettive. Le cooperative hanno un'autonomia completa a tutti i livelli. Tuttavia, per evitare qualsiasi concentrazione di ricchezza, non possono essere vendute o consegnate a entità diverse dallo Stato.
A livello agricolo, la priorità nazionale è la produzione alimentare per ridurre la dipendenza dall'esterno in un Paese che importa più dell' 80% del suo consumo. La terra è data in usufrutto ai contadini che divengono produttori indipendenti, remunerati per il proprio lavoro, ma rimangono proprietà statali.
La nuova politica monetaria consente la concessione di crediti alle imprese ed ai cittadini per favorire la produzione di beni e servizi per la popolazione. Una delle grandi sfide della società è l'unificazione monetaria. Infatti, la dualità monetaria a Cuba è causa di diseguaglianze sociali molto gravi.
La politica salariale continua ad essere basata sul principio socialista "a ciascuno secondo i suoi meriti", al fine di soddisfare "i bisogni fondamentali dei lavoratori e delle loro famiglie". I salari cresceranno gradualmente, secondo i risultati della produzione. Per evitare lo sviluppo delle diseguaglianze, la legislazione prevede un salario minimo ed un salario massimo.
Grazie alla tassa progressiva, le categorie più favorite contribuiscono maggiormente allo sforzo nazionale, secondo il principio della solidarietà socialista fra tutti i cittadini. La coesione sociale rimane l'obiettivo prioritario e, pertanto, per evitare qualsiasi disparità, la concentrazione di beni è vietata per persone giuridiche o fisiche, essendo una prerogativa esclusiva dello Stato. D'altra parte la politica dei prezzi rimane centralizzata, in particolare per i prodotti basilari o strategici dal punto di vista economico e sociale.
La politica culturale cubana si basa infine sulla difesa dell'identità, sulla conservazione del patrimonio culturale, sulla creazione artistica e letteraria e sulla capacità di apprezzare l'arte attraverso la formazione culturale necessaria.

Luca Bagatin: Cuba e democrazia. Può Cuba, a tuo parere, dirsi una democrazia? Se sì, perché?
Maddalena Celano: Iniziamo con il dire che a Cuba, annualmente, si eleggono i propri delegati in ogni municipio, in ogni città, in ogni regione e ciò significa che è contemplato il diritto dei cittadini ad essere eletti democraticamente come deputati o senatori, oltre che è sancito il loro diritto di formulare e presentare proposte legislative. Qualsiasi semplice cittadino può candidarsi, eccetto gli iscritti al Partito Comunista Cubano, giacché, essendo l'unico partito consentito, non ha alcun potere elettivo.
La politica a Cuba è consentita a chiunque: semplici cittadini, membri di comitati, associazioni, organizzazioni, ecc... Eccetto agli iscritti al Partito Comunista, in quanto il Partito ha ruolo esecutivo ma non elettivo. Ciò significa che i cittadini, a Cuba, hanno il diritto di organizzarsi secondo le proprie idee su varie questioni, per incontrarsi, per creare nuove organizzazioni, per discutere con posizioni opposte. A Cuba è impossibile scadere nei carnevali elettorali che tutti noi conosciamo, per non parlare delle campagne pubblicitarie tipiche delle elezioni nel nostro sistema democratico-capitalista-partitocratico con costoso spreco di danari. A Cuba i candidati sono tutti indipendenti da qualsiasi partito ed hanno il diritto alla libera espressione, che implica un dibattito pubblico, anche su posizioni divergenti, utilizzando tutti gli strumenti nazionali. Ovvero locali pubblici, TV o stampa nazionale. Il tutto accessibile gratuitamente a chiunque ne faccia richiesta. In
questo senso Cuba è un Paese sostanzialmente democratico poiché la libertà d’espressione di un alto funzionario è del tutto identica alla libertà d’espressione di un contadino o di un carpentiere di periferia.

Luca Bagatin: Cuba e Venezuela. Che cosa lega questi due Paesi?
Maddalena Celano: Lo spirito di fraternità e di solidarietà, oltre che un destino comune.
L’ALBA, ovvero l'Alleanza Bolivariana per le Americhe, è stata fondata non a caso a Cuba e fa capo al suo più fedele alleato, ovvero il Venezuela.
Si tratta di un progetto di collaborazione e di complementarietà politica, sociale ed economica fra alcuni Paesi dell'America e dei Caraibi (oltre a Cuba e Venezuela ne fanno parte Bolivia, Ecuador, Nicaragua, Antigua e Barbuda, Dominica, Saint Vincent e Grenadine). Una collaborazione inizialmente promossa quale contraltare dello Spazio Commerciale Libero degli Stati Uniti (FTAA).
L'ALBA si basa sulla creazione di meccanismi che sfruttano i vantaggi cooperativi fra le diverse nazioni partner, al fine di compensare le asimmetrie tra tali Paesi e ciò avviene attraverso la cooperazione di fondi compensatori volti a correggere le disabilità intrinseche dei Paesi membri e all'attuazione del TCP (Trattato di Peoples 'Trade).

Luca Bagatin: Cuba ed Ecuador. Tu hai di recente visitato anche la Capitale dell'Ecuador, Quito. Che impressione hai avuto dell'Ecuador? L'Ecuador della Rivoluzione Ciudadana quanto può essere simile a Cuba, oggi?
Maddalena Celano: Cuba ed Ecuador sono Paesi politicamente molto vicini. La Rivoluzione Ciudadana presenta una matrice socialista e nazionale molto forte, tanto quanto quella Cubana, ma i due Paesi presentano storie estremamente diverse, una diversa composizione ambientale e sociale. L’Ecuador è un Paese andino, fresco e piovoso, con una forte componente indigena india, nonché è estremamente religioso e la Chiesa cattolica è piuttosto influente politicamente.
Cuba, invece, è un Paese più legato al mare ed alla sua economia, con un’influenza indigena più ridotta, ma con una maggiore influenza nera o “afro-cubana”. Presenza visibile nella musica, nelle danze, nei culti, nei costumi e nelle tradizioni. A Cuba i culti religiosi attualmente sono piuttosto liberi, ma poco influenti politicamente.

Luca Bagatin: Come proseguiranno e cosa puoi dirci dei tuoi studi in merito a Cuba ed all'America Latina?
Maddalena Celano: Sono una studiosa del movimento femminista in America Latina, che è senza dubbio una delle espressioni più critiche e alternative del pensiero politico, sociale ed economico mondiale. Il movimento sociale femminista latinoamericano si è rafforzato negli ultimi decenni, dopo aver conseguito cambiamenti sostanziali sia nelle politiche pubbliche che nella consapevolezza delle donne di essere soggetti di diritto e protagoniste nella costruzione di nuovi paradigmi di trasformazione della realtà. Il movimento femminista latino prende forma nell'ambito di complessi scenari politici, in particolare nei contesti di transizione da regimi militari autoritari a processi di democratizzazione, dai conflitti armati sino ai processi di negoziazione e di pace. La genesi del movimento femminista in America Latina è quindi strettamente legata alle transizioni latinoamericane ed all'impegno per la creazione di istituzioni democratiche e la costruzione di agende di pace. 

La persistente violenza contro le donne, fisica, sessuale o psicologica, fa di tale tema uno dei temi centrali della lotta del movimento femminile in America Latina. Secondo la relazione mondiale sulla violenza e lasalute dell'Organizzazione Mondiale della Sanità, l'America Latina è la seconda realtà con i più alti tassi di decessi femminili dovuti alla violenza, sia a livello rurale che urbano. Prodotto correlato ad un contesto generale di disuguaglianza, discriminazione e impunità. Il femminicidio, la forma estrema della violenza contro le donne, è un fenomeno particolarmente diffuso in Messico e in America Centrale. A tale riguardo, dal movimento femminile, sono stati presentati alcuni documenti interessanti come il Feminicide in America Latina, presentato nel 2006 alla Commissione interamericana sui diritti umani (IACHR).
Il movimento femminile latinoamericano svolge un ruolo particolare nel promuovere le azioni della Marcia Mondiale delle Donne (WMW). Probabilmente il movimento con il più grande consenso internazionale, il quale porta avanti una critica sirrata al capitalismo ed alle conseguenze negative che esso porta nella vita delle donne.
L'economia femminista è il quadro teorico e uno degli assi centrali della WMW, così come l'autonomia economica delle donne. Contributi interessanti in tale campo sono ad esempio gli articoli di numerose femministe latinoamericane, come Nalu Faria e Magdalena León.
Gli accordi di libero scambio firmati nella regione, NAFTA (USA-Canada-Messico) e CAFTA (USA-CA), hanno peraltro avuto effetti negativi sulla qualità della vita delle donne. Le donne hanno costituito importanti articolazioni come "Mesoamericanas in Resistance for a Deducted Life", integrate da organizzazioni del Messico fino Panama, che sono collocate contro le politiche neoliberali e hanno richiesto - insieme ad altri movimenti sociali – la non ratifica di questo tipo di trattati.

Luca Bagatin: Quali prospettive, a tuo parere, per l'America Latina?

Maddalena Celano: Il movimento femminista latinoamericano è, a mio parere, il vero motore del cambiamento globale. L’unica alternativa e speranza, in quanto ha mostrato notevole capacità di approfondire e rivedere tattiche politiche e prassi sociali. Uno degli esempi è l'Incontro femminile dell'America Latina e dei Caraibi, che si svolge ogni due anni, dal 1981 (Bogotà). Circa 1500 donne provenienti da tutto il Continente propongono nuove analisi e nuovi progetti di trasformazione politica e sociale. Già nel 1987, nell'ambito della Quarta Riunione Internazionale Femminista, è stato discusso un documento sui "miti del movimento femminista", che ha permesso di ripensare alcune delle proposte politiche.
I movimenti femministi latinoamericani creano, attraverso un complesso lavoro intellettuale e di autocritica, nuove elaborazioni teoriche e numerosi esperimenti socio-politici, comunitari, indigenisti ed ecologisti. Esperimenti molto visibili in aree indigene - soprattutto in Amazzonia - ed in Paesi come l’Ecuador, il Nicaragua, il Venezuela e in Colombia, ove numerose comunità autoctone sono guidate ed amministrate proprio da donne.

Luca Bagatin
www.amoreeliberta.blogspot.it 

Le foto pubblicate sono state realizzate da Maddalena Celano nel mese di luglio 2017

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