Lo scrittore irriverente e il politico irrequieto parla delle elezioni della Duma, 
della nuova vittoria Russia Unita e del calo dell'affluenza alle urne 
e dice: "i Russi sono intelligenti e 
hanno imparato molto negli ultimi 25 anni"








“Se fossi Putin, io farei di peggio”. Lo dice Eduard Limonov, l’antieroe della letteratura russa. Teppista, mendicante, scrittore, poeta, intellettuale, dissidente, Tigre di Arkan e poi fondatore del Partito Nazional Bolscevico. Dalle sue mani è uscito anche L’Altra Russia, un coacervo politico che comprende liberali, nazionalisti, socialisti e comunisti, tutti uniti dal comune nemico: Vladimir Putin. Limonov è anche un simbolo e soprattutto un personaggio letterario. Tra realtà e finzione, la sua vita è stata narrata da Emmanuel Carrère nel libro che porta il suo nome. Eclettico, creativo, irriverente e soprattutto russo, Limonov, anche nelle sue peregrinazioni, prima negli Stati Uniti e poi in Francia, ha portato con sé l’orgoglio del nazionalismo russo che oggi, a suo dire, nemmeno Putin è in grado di difendere.

Le elezioni della Duma, sono forse state un test per le presidenziali del 2018?
“No. Putin non ha mai avuto bisogno di test, ancora meno in questo momento. La gente lo appoggia sempre di più. L'annessione della Crimea ha fatto aumentare i consensi e Putin non è mai stato così forte. Non ha nulla da temere”.

Si pensava che queste elezioni, in un clima di forte crisi economica e in seguito alle sanzioni, avrebbero potuto indebolire Putin. Invece no. Calerà mai il consenso del presidente russo?
“Pensare che i Russi ragionino come gli Occidentali è un errore che fate sempre. Per noi, l’orgoglio nazionale è più importante della prosperità e della felicità materiale. Ce lo ha insegnato la nostra storia. Le sanzioni sono una cosa idiota e ancora più idiota è sanzionare la Russia. Non capisco come gli europei non abbiano ancora afferrato che imporre sanzioni al popolo russo non servirà a placare la sua voglia di grandezza. I Russi incolpano Putin di non essere abbastanza risoluto in Siria o nel Donbass, di aver perdonato la Turchia troppo rapidamente. La sua popolarità sta già diminuendo, in politica estera è un debole. Così pensa il popolo russo e in Occidente avete capito esattamente il contrario”.

Sembra che l’Occidente sia incapace di capire la Russia. Perché?
“Semplice, perché non vuole. Crede di non doverlo fare. Le nazioni occidentali ci hanno sempre considerati dei barbari reazionari del nord. Gli Occidentali si sopravvalutano e sottovalutano i Russi e noi dobbiamo placare la vostra pazzia”.

Ci sarà qualcosa che i Russi non capiscono dell’Occidente.
“La Russia non è un monolite, ce ne sono tante. Io capisco l’Occidente perché ci ho vissuto. Putin e i suoi invece si illudono, sono sempre alla ricerca dell’approvazione degli Europei e degli Americani. Per esempio, se al posto di Putin ci fossi io, sarei decisamente più terribile”.

Dall’Ucraina alla Siria, la Russia è tornata ad imporsi come potenza armata. Quanto piace questo ai Russi?
“I Russi amano essere temuti. Sono invidiosi degli americani e del ruolo che sono riusciti a mantenere negli anni. Io ovviamente mi riferisco al popolo, anche se solo una piccola parte dell’intelligencja è europeista e pro americana”.

Insomma, la Russia non è mai stata capace di riprendersi dal suicidio dell’Unione Sovietica.
“In qualche modo, siamo riusciti ad andare avanti, ma il nostro obiettivo e quello di riprenderci tutti i territori abitati da Russi: le parti orientali dell’Ucraina e alcuni territori del Kazakistan. Non è naturale che le grandi nazioni diventino piccole e insignificanti. L’Unione Sovietica è il nostro Impero romano, noi continuiamo a guardare al nostro passato con orgoglio”.

Torniamo alle elezioni. Il governo ha parlato di trasparenza, ha cambiato la legge elettorale per permettere l’ingresso alla Duma anche a partiti più piccoli. Questo poteva sembrare un traguardo per la democrazia in Russia e invece arrivano le prime denunce di brogli.
“È una cosa totalmente irrilevante. Se la soglia di sbarramento è stata abbassata dal 7% al 5% , non vuol dire che tutti i partiti possono partecipare alle elezioni. La cosa più importante è la selezione e questa selezione la fa il Cremlino. Non se ne esce. I partiti ammessi hanno il compito di fare una falsa opposizione. È inutile anche parlare di brogli”.

L’affluenza alle urne è calata parecchio. Dal 60% del 2011 si è passati al 47%. Come mai?
“I Russi sono un popolo intelligente e hanno imparato molto negli ultimi 25 anni. Sanno che il Cremlino ha sempre scelto quali partiti far candidare alle elezioni. Le false opposizioni sono partiti impopolari che i Russi non eleggerebbero mai. Da voi, avete montato tanto il caso Nemzov, ma lui non faceva paura a nessuno. Era un uomo molto brillante, ma le sue denunce erano chiacchiere che facevano scena solo all’estero”.

Il suo partito NBP è ritenuto fuorilegge. Entrerà mai a far parte della Duma?
“NBP è illegale e nel 2010 ho fondato L’Altra Russia, un nuovo partito. La Duma, per come è adesso, non è un posto in cui possono lavorare dei veri politici. Un organo del governo molto obbediente e noi non vogliamo entrarci”.




Eduard Limonov: lo scrittore, il politico, l'anti-intellettuale nazionalbolscevico. Articolo di Luca Bagatin del 29 febbraio 2016

Eduard Limonov, al secolo Eduard Veniaminovich Savenko, non è certo un personaggio facile da inquadrare.
Purtuttavia è un personaggio affascinante proprio per questo. Proprio perché non puoi rimanergli indifferente.
Scrittore anti-intellettuale, politico anti-politico, né comunista né fascista ma nazional-bolscevico.
Cinico e a tratti erotomane. Un duro la cui sensibilità tende a mascherare molto bene. E per questo inevitabilmente emerge e lo porta, nel corso della vita, a prendere decisioni estreme, contraddittorie, provocatorie.
Vista l'avventurosa vita del Nostro, lo scrittore francese Emmanuel Carrère gli dedicò una fortunata biografia uscita in Italia nel 2012 per Adelphi e ciò contribuì a farlo conoscere al grande pubblico anche nel nostro Paese.
Nato povero a Char'kov, città industriale dell'Ucraina, Limonov è assiduo frequentatore sin da ragazzino di bande di teppistelli, ma è anche appassionato di letteratura e poesia. Il suo sogno è infatti diventare un grande poeta e uno scrittore affermato. Volutamente si farà espellere dall'URSS negli Anni '70 per approdare negli Stati Uniti d'America – che disprezzerà per tutta la vita, così come disprezzerà i “grandi intellettuali” russi - ove vivrà di lavori umilissimi e di scrittura, assieme alla moglie di allora, Elena, che ben presto lo tradirà e lo abbandonerà.
Gli abbandoni sentimentali segneranno moltissimo la scrittura e la condotta di vita di Limonov, il cui linguaggio scurrile e a tratti violento e le cui visioni erotiche sono sempre portate all'estremo nei suoi scritti.
Frequentatore di ambienti alla moda in un primo tempo, oltre che di circoli controculturali e punk, ma anche dei bassifondi statunitensi, Limonov è decisamente un eclettico, un autodidatta alla ricerca di notorietà e di un posto nel mondo. Pubblicherà ben presto romanzi che diventeranno celebri in tutto il mondo (un po' meno in Italia) quali “Sono io, Edika”, “Diario di un fallito”, “Il libro dell'acqua” e numerosi altri, collaborando peraltro a diversi giornali quali il comunista “L'Humanité” e a “L'Idiot International”.
Negli Anni '80 sposerà la cantante Natalia Medveva, ma anche lei lo tradirà e lo abbandonerà ben presto.
Negli Anni '90, deluso da quell'ennesimo fallimento sentimentale, parteciperà, a fianco dei serbi, alla guerra civile in ex Jugoslavia e successivamente tornerà nella sua Russia, fondando, nel 1994, il giornale d'avanguardia letteraria e politica “Limonka” ed il Partito Nazionalbolscevico (PNB), i cui attivisti saranno principalmente poveri e sbandati ragazzi di periferia delusi dal crollo dell'URSS e colpiti dalla nuova povertà diffusa, con un programma economico di sinistra (giustizia sociale, proprietà in comune, lavoro collettivo) e una politica di destra (priorità dello Stato e della nazione, espansione della Russia in Europa).
Il Partito Nazionalboscevico - sostenuto anche dalla giornalista Anna Politkovskaja, barbaramente fatta uccidere da Putin nel 2006 - ad ogni modo, come ebbi già modo di scrivere in un altro articolo, è il principale partito di opposizione allo strapotere di Vladimir Putin in Russa e per questo fu messo fuorilegge e molti dei suoi attivisti arrestati, fra cui lo stesso Limonov dal febbraio 2002 al giugno 2003 accusato di traffico d'armi ed attività sovversiva. Nel 2010 il PNB si presentò anche alle elezioni nella coalizione “L'Altra Russia”, assieme a liberali, socialisti, comunisti e nazionalisti, ma questa fu drammaticamente sconfitta.
Eduard Limonov è oggi sposato con l'attrice Ekaterina Volkova, da cui ha avuto due figli e continua la sua attività letteraria e di provocatore attraverso il suo blog http://limonov-eduard.livejournal.com/ . E' da sempre molto apprezzato - per il suo sincretismo politico/culturale che lo vede ispirarsi alternativamente a Michail Bakunin, a Che Guevara, a Julios Evola, a Pier Paolo Pasolini e a Yukio Mishima – dallo scrittore e filosofo francese Alain De Benoist, animatore della Nuova Destra.
Limonov, come dicevamo all'inizio di questo nostro articolo, non è un personaggio inquadrabile. Forse per questo tenuto ai margini da parte dei benpensanti e della grande stampa, che non ammette autodidatti nella letteratura e nella politica.
Le opere e la vita di Limonov meritano di essere conosciute anche per comprendere l'Est europeo di ieri e la Russia di oggi. E per andare oltre le vecchie categorizzazioni destra/sinistra che, nei fatti, sono sempre state utili ai “ricchi borghesi” (definizione che Limonov amerebbe molto) per sottomettere i poveri ed i popoli.

Luca Bagatin