martedì 14 giugno 2016

Immigrazionismo, ovvero logica conseguenza del capitalismo e del neocolonialismo. Articolo di Luca Bagatin

Il numero di immigrati che continua a morire nel Mediterraneo continua a salire. E così anche il flusso di migranti senza un futuro, approdati sulle nostre coste.
Una vera e propria deportazione forzata e di massa. Che va arrestata.
Deportazione causata da povertà e guerre causate direttamente e/o indirettamente dall'Occidente (si pensi alle guerre in Libia e Siria che hanno peraltro favorito il terrorismo fondamentalista internazionale) e dalle politiche del Fondo Monetario Internazionale, che si rifiuta di fare l'unica cosa sensata e che già leader africani quali Thomas Sankara richiedevano negli Anni '80: condonare il debito che soffoca i popoli ed i Paesi poveri.
Deportazione causata da guerre sia tribali che occidentaliste, che va arrestata attraverso la proibizione della vendita di armi ai Paesi del Terzo Mondo e con la progressiva riconversione delle industrie di armi nei nostri Paesi.
Deportazione causata dal capitalismo e dalle multinazionali, che hanno di fatto nuovamente colonizzato l'Africa ed il Terzo Mondo, come un tempo fecero le grandi Potenze europee.
Deportazione che favorisce unicamente la criminalità organizzata e le imprese che sfruttano e sfrutteranno la manodopera immigrata a basso costo.
Deportazione che causa lo sradicamento forzato di interi popoli dalle loro terre d'origine per giungere in un Occidente i cui usi e costumi sono diversi.
La diversità è sempre una ricchezza. Il mescolamento forzato non lo è per nessuno.
L'illusione della società multienica - generata dal capitalismo attraverso la diffusione dell'edonismo, del libero commercio e delle guerre - non genera cultura e condivisione, ma solo confusione e perdita delle identità.
Guardiamoci bene dal diventare come gli Stati Uniti d'America, crogiolo massimo di incultura, confusionismo e macelleria sociale. Il fenomeno dell'immigrazionismo, come ricorda il filosofo Alain De Benoist, non è altro che immigrazione incontrollata e forzata. Generata, come dicevamo, dal colonialismo, dal neocolonialismo, dalle guerre e dallo sfruttamento del Terzo Mondo e che si è tradotta in esodi di massa che portano danari solo alle imprese e perpetuano lo sfruttamento dell'uomo sull'uomo e lo sradicamento identitario di tutti. E ciò genera e genererà nuove lotte fra poveri. Poveri che in Europa sono esponenzialmente in aumento, con l'Italia che annoverava a marzo di quest'anno – come rilevato dall'Istat – 1 milione e 470 mila famiglie residenti indigenti (oltre 50.000 le persone senza dimora, peraltro).
Il liberoscambismo economico e le sedicenti politiche di accoglienza hanno dunque fallito e sono foriere di diseguaglianze, di morti e di sfruttamento, con buona pace di quanto afferma la Presidentessa della Camera Laura Boldrini, rappresentante di quella sinistra che ha scelto la strada del capitalismo e del liberalismo assoluto, ovvero delle libertà garantite solo ai ricchi.
Occorre, dunque, ripensare completamente la politica economica europea, che guardi ad una uscita progressiva dalla logica del capitale, per aprire una stagione fondata sull'autogestione delle imprese e la cooperazione fra i popoli. Se l'Europa sarà unita su queste logiche, allora sarà un'Europa unita e solidaria. Diversamente continuerà ad essere l'Europa dei ricchi, dell'impresa privata e delle lobby. L'Europa della troika che affama i popoli.
Occorre, come afferma Jean-Claude Michéa, rompere con la logica dell'utilitarismo e dell'economicismo, rompendo con l'individualismo borghese anticomunitario, recuperando il socialismo di Marx, Sorel, Proudhon, Mazzini e George Orwell (che è peraltro la strada che intraprese la Libia di Gheddafi ed il Socialismo del XXI secolo latinoamericano, osteggiato ancora oggi dagli USA), chiudendo finalmente con la logica totalitaria del lavoro flessibile e precario generato dalla concorrenza fra le imprese, ovvero dalla logica del mercato.
Logica che, tornando all'inizio del nostro articolo, sta generando le deportazioni di massa di immigrati alle quali stiamo assistendo. Con le conseguenti sofferenze che ben costoro conoscono e che nel medio lungo-periodo conosceremo tutti.

Luca Bagatin

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